Il limite

Si oppone al passo senza prigione. Ferma la via che diritta va verso l’infinito.
E’ il limite che designa con la sua linea l’ignoto, la linea che traccia un moto diritto, che non oscilla, che non vacilla. La linea che pure traccia la via di un moto può essere sinuosa, evoluta, rivoluta, rivolta. La linea si può fare rivoluzionaria, nella sua curva sinuosa. E il limite può assumere tutti gli aspetti della linea. Ma traccia sempre un confine, mette di traverso una separazione, una disgiunzione.

Il limite è fatto per andare oltre, per superare la sua barriera, per misurare una consapevolezza della tenuta, della correttezza del confine. Il limite non è il confine tranquillo, dove si appoggia la ragione per avere come una salda magione. Il limite è una via obliqua, che si pone di traverso, che sfida ciò che viene racchiuso a non accogliersi come recluso. Il limite è una traccia sottile, spezzata, nemmeno disegnata, il limite è una traccia pensata nel cervello, che dà rigore a quello che si fa.
Limitare, disegnare una definizione, dare una ragione al non andare oltre. Contenersi, fermarsi, frenarsi, arrestarsi, il limitarsi è un esercizio di forza, un misurare un potenziale, un vedere fino a che punto vela il nostro controllo. E il limite di un bosco è sull’ultimo albero che si protende, senza staccionata.
Il limite non sempre necessita di una palizzata per rimarcare la sua linea di confine. La linea di un lago, il suo limite fatto dall’ultima onda che oscilla pigramente. E il confine del pascolo che il pastore lascia tracciare al pascolare del suo gregge senza paletti e fili di ferro.
E il tuo limite ed il mio limite? Li conosciamo?

E’ frequentandoci, dialogando, disputando perfino, che ci diamo dei limiti nel nostro rapportarci. E’ nel nostro donarci che oscillano allora il nostro donarci reciprocamente. Il limite talora è un salvagente nelle relazioni, in cui i sentimenti tenderebbero a trasbordare. C’è un limite nell’amare? Forse il limite porta una certa armonia a quello che sarebbe un ardore, una follia. Amare senza condizione? Senza un metro, senza una ragione? E se amare fosse davvero un sapere limitare? Un costruire una scia di poesia che sappia circondare il tambureggiare del cuore che pulsa. Il limite, come quello che tiene nella misura una mandria di cavalli selvaggi. Il limite ancora come una siepe, quella siepe tra due nazioni in conflitto, che hanno abbattuto il muro del delitto, del rancore sconfitto. Un uccello che canta a squarcia gola sopra un filo spinato. Sul limite del giorno ormai tramontato; l’orizzonte e l’aurora confini, limiti di ogni giornata. E come dice il sapiente: “I confini dell’anima, per quanto tu possa percorrerli, non li troverai, talmente è estesa la sua profondità.”
Limitare è la traccia del disegno che nasce sulla carta e da un contorno ad una forma, e trasforma lo spazio dandogli la sua verità.
Il limite si da, il limite si fa.

– Roberto –