📅 8 marzo 2024 – ore 20.30 – SERATA GRATUITA in collaborazione con EIDOS Formazione
📍 presso Sala Allende – Corso Vendemini – Savignano sul Rubicone (FC)
Il Richiamo presenta: Antonella Bartolucci e il suo libro “Le streghe buone. I simboli, i gesti, le parole. Come cambia la medicina tradizionale nell’era di internet.”
Venerdì 8 Marzo 2024 in occasione della Festa della Donna abbiamo deciso di organizzare una serata gratuita dedicata alle Segnatrici, dette anche Guaritrici di campagna. L’evento vedrà la presenza della Dott.ssa Antonella Bartolucci Antropologa che presenterà il suo libro “Le streghe buone. I simboli, i gesti, le parole. Come cambia la medicina tradizionale nell’era di internet”. Saranno presenti alcune guaritrici del territorio.
Il progetto che vogliamo presentare per ricordare la donna vuole portare all’attenzione una potenzialità che da sempre vive nelle donne del nostro Paese “Le Segnatrici o Guaritrici di campagna”. Le guaritrici di campagna con le loro formule e gesti sacri erano molto diffuse nella Lomellina tra le due guerre, con i loro strani e misteriosi riti in aiuto di intere famiglie di contadini locali.
Il metodo usato da queste donne erano le segnature, un antico rito di cura praticato nelle campagne di tutta Italia che, pur nascendo nel contesto di una civiltà contadina oggi quasi tramontata, in alcune zone della Lombardia e dell’Emilia Romagna vede molte donne attive in questa antica arte. In passato ci si affidava a queste guaritrici di campagna per essere curati in seguito a cadute, Herpes zoster, bruciature o storte. Inoltre le segnature erano usate anche per ritrovare le cose perdute, calmare le tempeste o gli incendi, eliminare la paura e soprattutto per scacciare il malocchio.
Fino agli anni Cinquanta, in tutte le famiglie contadine almeno una donna conosceva uno dei tanti rituali per togliere il malocchio, spesso utilizzato per curare diversi disturbi, fra cui mal di testa, capogiri, difficoltà a dormire, nervosismo, esaurimento fisico e psicologico oppure malesseri di origine non ben precisata.
La procedura adottata dal segnatore per curare il problema del paziente, consisteva in alcuni segni fatti con la mano o con alcuni oggetti specifici sulla parte del corpo interessata dal problema, associati ad alcune formule, in genere, ma non sempre, di carattere cristiano, specifiche per le varie affezioni.
Solitamente la segnatura riguardava sia esseri umani che animali ed era eseguita per affezioni leggere o malattie non gravi, ma venne col tempo usata anche per problemi di natura più psichica, negli animali si segnavano generalmente il malocchio, le verruche, soprattutto alle mammelle, e la mastite o mammite come è nota localmente, dove si usava più o meno la stessa pratica usata per gli umani, ma senza formule.
La segnatura poteva anche riguardare un terreno coltivato che si cercava di liberare dai parassiti delle coltivazioni poco prima della semina e del raccolto dei campi.
Generalmente si faceva solo una segnatura, oppure due se il paziente cominciava a guarire, a volte invece se ne tenevano parecchie senza un numero determinato e altre volte erano tre, al mattino, al pomeriggio e alla sera, oppure in tre giorni diversi.
La segnatura poteva essere fatta anche a distanza di alcuni chilometri, sia per uomini che per animali, se si conosce il nome del paziente o se ne ha una foto o un indumento e qualcuno lo faceva anche per telefono, poggiando la cornetta dell’apparecchio sulla parte colpita, mentre altri segnavano a distanza praticando su una persona e facendo il nome del vero malato.
All’interno della comunità contadina questo sapere venne per anni tramandato fra consanguinei, per esempio da nonna a nipote, madre e figlia, o da suocera a nuora, ma le formule non si potevano tramandare a chiunque perché il segnatore perdeva i suoi poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui.
Il passaggio di consegne avveniva per via orale in una serie di momenti particolari dell’anno, come la notte di Natale, la notte prima dell’Epifania e il 24 giugno a San Giovanni.
Nella società attuale le segnature sembrano una superstizione ormai superata, eppure quelle donne guaritrici non sono mai scomparse del tutto grazie all’efficacia nel contesto psicosomatico dei loro riti suggestivi e convivono senza conflitti con la società tecnologica e rivolta verso il futuro del terzo millennio.
Abbiamo invitato l’Antropologa Antonella Bartolucci per una serata dedicata alle “Segnatrici, Guaritrici di campagna”. La Dott.essa Bartolucci ha scritto un libro “Le streghe buone. I simboli, i gesti, le parole. Come muta la medicina tradizionale nell’era di Internet”.
Questo libro è un’originale ricerca, fra antropologia e narrazione, sull’affascinante mondo dei “guaritori-segnatori”: quegli operatori di guarigione che, attraverso le loro tecniche terapeutiche hanno, come obiettivo primario, il corpo. È la cosiddetta medicina tradizionale, o popolare, messa in opera nei secoli soprattutto da parte di donne. Tecniche di guarigione tradizionale che hanno le proprie origini nella credenza del potere arcano dei simboli, dei gesti, delle immagini, delle parole. Una pratica antichissima, ma che è ben lungi dall’essere morta. Ancora oggi, in tempi di disillusione per la medicina scientifica e di visioni olistiche dell’essere umano, i segnatori e le segnatrici operano fra noi, quasi sempre semi-sconosciuti, spesso capaci di ottenere risultati incredibili per la mentalità razionale.
Avremo il piacere di ospitare sei donne “Segnatrici” che ancora oggi praticano questo metodo di guarigione e ascoltare dalla loro voce le tante esperienze avute e come tutto questo ancora esiste e funziona.
La Festa della Donna
Tale giornata è stata istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo. La prima Giornata Nazionale della donna venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano, che scelse questa data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che, l’anno prima, avevano rivendicato con forza migliori condizioni di lavoro.
L’anno seguente la ricorrenza venne introdotta anche in Europa sotto l’impulso dell’Internazionale Socialista, che, durante lo svolgimento del congresso di Copenaghen, decise di istituire la Giornata internazionale della donna per promuoverne i loro diritti e per sostenere la campagna in favore del suffragio universale. In quel momento, seguendo il modello statunitense, la sua celebrazione venne fissata l’ultima domenica di febbraio. Austria, Danimarca, Germania e Svizzera, nel 1911, furono i Primi Paesi del vecchio continente a celebrare tale giornata.
A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, per ricordare questo evento, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste che si svolse a Mosca nel 1921 fu stabilito che l’8 marzo diventasse la Giornata internazionale dell’operaia.
Si celebra quindi, mercoledì 8 marzo, la festa della donna. Quella di “festa”, tuttavia, non è propriamente la denominazione corretta: l’8 marzo, infatti, è riconosciuto ufficialmente come Giornata internazionale della donna, una definizione che vuole sottolinearne gli aspetti sociali a scapito di quelli meramente mondani.
La festa della donna in Italia e la mimosa come simbolo
In Italia la prima Giornata internazionale della donna è stata festeggiata il 22 marzo 1922. Soltanto nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, è stata invece individuata la mimosa come suo simbolo ufficiale. Una scelta che si deve alla stagione di fioritura di questo fiore, che avviene sempre nei primi giorni di marzo, e ai suoi costi, abbastanza contenuti. Il giallo, inoltre, è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita, diventando così metafora delle donne che si sono battute per l’uguaglianza di genere.
Perché l’8 marzo: tra storia e leggende
Nel 1914 si celebrò per la prima volta la festa della donna l’8 marzo. Una scelta forse casuale, visto che si trattava di una domenica. Esattamente tre anni dopo, a San Pietroburgo, le donne protestarono per chiedere a gran voce la fine della guerra: fu quella una delle prime manifestazioni della cosiddetta “rivoluzione di febbraio” (secondo il calendario giuliano, allora in vigore in Russia, avvenne infatti il 23 febbraio), seguita quattro giorni dopo dalla caduta dello zar. Il governo provvisorio che nacque concesse alle donne il diritto di voto. Dopo la rivoluzione bolscevica, fu Vladimir Lenin a istituire l’8 marzo come festività ufficiale.
Nel corso degli anni, tuttavia, si sono diffuse alcune leggende sulla nascita della festa della donna. Tra queste, quella secondo cui sarebbe stata istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie in una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1909: incendio che, in realtà, non ci fu mai, a differenza di quello che causò 140 vittime il 25 marzo 1911. Secondo un’altra leggenda, la Giornata internazionale della donna sarebbe invece nata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.
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